Una testimonianza da Saronno

Antonella Palomba è un’amica del nostro tavolo. È ischitana, di Forio, vive da anni a Saronno dove insegna in una scuola. Ha voluto inviarci questo messaggio di speranza, di forza, di coraggio. L’articolo è già apparso nel giornalino della sua scuola.
Non potremo incontrarci in queste vacanze di Pasqua. Antonella rimarrà a Saronno, come è giusto che sia. Siamo lontane, eppure vicine. Un grazie di cuore alla nostra amica.

Coraggio, ce la faremo

di Antonella Palomba

E’ verde il titolo di quest’articolo, il COLORE DELLA SPERANZA, che nasce nel mio eremo domestico, ad ora tarda, all’inizio di questa strana primavera che vediamo dalle finestre e dai balconi delle nostre case, non dalle finestre e dai cortili della scuola e neppure dai parchi cittadini, men che meno dai finestrini dei treni o dei pullman.

E’ accaduto ciò di cui non hanno memoria neppure i nostri nonni, che pure hanno vissuto la paura dei bombardamenti e le privazioni dei tempi di guerra. Ma questa grave emergenza, come tutte le circostanze belle e tristi dell’esistenza umana, è soggetta alla  legge inesorabile del tempo che scorre e passa … Passerà la paura del contagio, il non potersi incontrare ed abbracciare, il non poter più vivere la nostra socialità fuori casa, il non poter fare tante cose che arricchivano la nostra quotidianità.

Fortunatamente non siamo come la povera Anna Frank che non vide più il futuro, scoperta con la sua famiglia nel nascondiglio di Amsterdam ed uccisa, dopo aver trascorso lì circa due anni. Noi, forzati della chiusura in casa del tempo della pandemia da coronavirus, abbiamo da mangiare, da bere, il riscaldamento, l’acqua calda, la tv, il pc, il telefonino, la connessione ad internet e, i più fortunati, la compagnia di genitori, fratelli, sorelle, mogli o mariti e/o figli o compagni.

Abbiamo avuto già abbastanza tempo per apprezzare ciò che abbiamo e sentire la mancanza di chi amiamo e di ciò che avevamo, per comprendere chi e cosa è importante per la nostra esistenza e per i nostri sogni che hanno diritto di esistere, di essere alimentati e di realizzarsi.

Abbiamo forse cominciato, ricominciato, continuato a pregare perché cessi questo incubo che ci tiene in casa da quasi cinquanta giorni. Qualcuno ha forse imprecato, si è arrabbiato, ha protestato, tanti hanno pianto.

Vorrei trasmettervi la mia serenità e la mia fiducia da questo eremo domestico fisicamente solitario, ma popolato dalla presenza della compagnia a distanza di tante persone.

Tanti i colori di questi giorni grigi sull’orizzonte della storia umana: codice rosso, lampeggiante blu, mascherina azzurra, camici bianchi, occhi violacei segnati dalla stanchezza, tute mimetiche verde militare, i colori pastello della primavera che “brilla nell’aria” (G. Leopardi), ma soprattutto il VERDE DELLA SPERANZA. Ce la faremo, passerà!

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