Ischia: un’architetta racconta

Ischia monte Epomeo

Lia Iacono, per tutti Orsola. Una donna di Ischia che ha studiato Architettura all’Università di Napoli negli anni ’90.

Ha dedicato i suoi anni di studio a tentare di capire come salvare l’isola. E si chiedeva: “se i testi che studiavo dicevano che era obbligatorio un piano regolatore, perché noi non l’avevamo?

Il 29 novembre, pochi giorni dopo la tragedia di Casamicciola, Lia scrive un post su un suo profilo fb. E racconta una realtà che si discosta un po’ dalla narrazione che oggi domina sui media. 

Queste le sue parole

Salvare l’isola

di Lia Iacono

Ho dedicato gli anni dell’Università, alla facoltà di Architettura, a capire come salvare l’isola. Erano gli anni ’90… Gli anni in cui quelli che oggi sono gli abusi che sono sulla bocca di tutti, si realizzavano o si erano realizzati nel decennio precedente.  

C’erano tante domande che mi ponevo alle quali non sono mai riuscita a trovare una risposta. Prima tra tutte: se i testi che studiavo dicevano che era obbligatorio un piano regolatore, perché noi non l’avevamo? Perché mentre studiavo una serie di leggi e regole, sembrava che nella realtà intorno a me, niente di quello che studiavo, fosse applicabile? Perché se altrove era consentito realizzare aree di nuova costruzione, per permettere alla crescita della popolazione di avere delle aree di espansione regolamentate, da noi non era possibile posare nemmeno una pietra? Tutto il territorio risultava essere sottoposto a vincolo. 

C’erano Urbanistica I e Urbanistica II. Al primo ho preso 30: trattava l’analisi della situazione e del territorio. E non c’è dubbio che ad analizzare ero stata brava. Poi però c’era Urbanistica 2, che chiedeva una simulazione di piano regolatore che tenesse conto di tutte le implicazioni: economiche, funzionali, e che rispondesse a tutte le normative e le esigenze di una comunità. 

Ma quell’esame non sono mai riuscita a darlo. Mi scontravo continuamente con qualche contraddizione, che non mi permetteva di risolvere tutti gli aspetti del problema. Alla fine ho rinunciato. Per laurearmi ho dato l’esame in un altro corso, dove bastava solo lo studio teorico e sono andata oltre. 

Dopo la Laurea, sapendo con certezza che mai avrei voluto fare l’architetto di case abusive (che era l’unica possibilità, visto che non c’era alcuno strumento legislativo che permettesse il non essere abusivo), sono andata via dall’isola. 

Verso il 2005/2006, ho cominciato a sentire per la prima volta la notizia di abbattimenti sull’isola, che ho accolto come un segnale di un possibile cambiamento anche per noi. E in effetti, negli anni successivi, pur avendo deciso di disinteressarmi completamente al problema e di lasciare che le cose seguissero semplicemente il proprio corso – e per questo motivo mi scuso per l’uso improprio del linguaggio o per mancanze tecniche, ma da allora ho deciso di dimenticare – mi è sembrato che la crescita esponenziale dei decenni precedenti, si fosse fermata. 

È chiaro però che l’isola è cresciuta in questo modo. Ora si parla dell’isola degli abusivi... L’isola di quelli che meritano di morire in modo orribile sotto le macerie della propria casa, compresi neonati e bambini, perché lì quella casa non ci doveva stare. 

Ci sono 27000 domande di condono, quindi siamo tutti criminali, ed è a causa di questo che se arriva un terremoto, o un’alluvione la colpa è nostra. Non di una calamità, come accade altrove. Non di un sistema legislativo fallimentare. Non perché pur riconoscendo la naturale bellezza di tutta l’isola, per cui è tutta soggetta a vincolo paesaggistico, si dovesse sacrificarne qualche area per poterne consentire il naturale sviluppo, in anni in cui la crescita della popolazione e lo sviluppo economico, sono stati ovunque in Italia. 

La Norma pretendeva che come un bambino di 3 anni cresce e ha bisogno di vestiti più grandi, il ragazzo di 20 anni indossasse gli stessi abiti del bambino di 3. Ovvio che a quel punto, se il ragazzo cresce negli stessi abiti, li strappa… 

Un piano regolatore sarebbe servito a definire in quali aree poter costruire e quali preservare. Dotare di infrastrutture le aree di nuova urbanizzazione… Ovvio che si sarebbero dovute sacrificare zone che si ritenevano di valore paesaggistico. Ma non si è fatto. Forse perché nessuno si è voluto assumere la responsabilità di queste scelte, o perché invece magari ha fatto comodo a qualcun altro. Io questo non lo so. 

Ma a quel punto la crescita è diventata del tutto arbitraria e casuale. Chi ha potuto ha costruito, altri sono stati bloccati, mulattiere di montagna sono diventate strade strettissime che portano a ville con piscina… 

C’è stato chi ha pagato un condono pensando che in questo modo potesse essere in regola ed entrare nella legalità, ma la sua pratica da 40 anni non è mai stata visionata…

C’è stato chi ha speculato e chi invece è riuscito faticosamente a creare la casa per se stesso, dove vive da 40 anni, e ora gli dicono che deve essere abbattuta. C’è perfino quella che doveva diventare una caserma dei Carabinieri, ferma allo stato di “grezzo” senza essere mai terminata: i lavori sono stati bloccati, era abusiva. 

Per fortuna in tutto questo ci sono ancora turisti che vengono ogni anno e si innamorano di Ischia dicendo che è bellissima… forse per assurdo, anche per questa struttura urbanistica di tipo spontaneo, che non corrisponde alla tipica lottizzazione delle aree di nuova espansione delle città regolamentate. 

Ma non basta. L’isola deve essere sicura. Ora si fanno i conti con l’imprevisto, con la fatalità… un terremoto… una frana… i cambiamenti climatici… E L’isola si ritrova impreparata. È chiamata a trovare soluzioni nuove a problemi mai risolti. Bisogna studiare strategie di messa in sicurezza. Analizzare i punti critici, distinguere tra l’abuso pericoloso per sé e per gli altri, da quello che ormai fa parte di un territorio consolidato. Bisogna trovare le soluzioni che non sono state mai trovate, ma certamente non insultando un’intera Comunità. 

L’isola è abusiva, è vero. Come quando in una località passa un unico autobus, e questo ha l’obliteratrice rotta… C’è il passeggero che ne è contento, quello che magari prova a scrivere l’ora a mano, quello che ha in tasca il biglietto e non sa che farsene… ma sono tutti insieme, indistintamente abusivi. 

C’è dolore sull’isola in questo momento. È ferita e piange. Ma non c’è solidarietà. C’è odio e dita puntate contro. C’è una stampa che volutamente innesca lo sdegno degli spettatori, mostra solo alcune immagini rispetto ad altre, o riporta solo alcuni dati… Qualche volta arriva alla palese menzogna. 

Ischia è diventata un tritacarne. Io vorrei chiedere a tutti di sospendere il giudizio, laddove non si conosce fino in fondo una realtà. Non accontentarsi delle prime parole del giornalista di punta che farebbe di tutto pur di innalzare l’ascolto. Non cadere nei semplici, ovvi luoghi comuni. Magari alle volte ci sono semplicemente situazioni complesse, che risultano incomprensibili se non se ne conoscono le radici.

Fin qui le parole di Lia Iacono che ringrazio per aver accettato di condividere con noi la sua testimonianza. Spero che ne seguano altre. 

Il Tavolo, come sempre è a disposizione 

Laura Mattera Iacono

Sono Laura Mattera Iacono. Traduco dal tedesco in ambito giuridico e scrivo in italiano per il web. Su questo blog racconto Ischia tra chiacchiere e caffè. Scrivo contenuti per il web per aziende turistiche di Ischia, Procida, Capri e Napoli

Per info ⇒ Chi sono 

19 commenti
  1. Giovan Giuseppe Lanfreschi
    Giovan Giuseppe Lanfreschi dice:

    Un analisi educata, precisa e maledettamente veritiera. L’autrice, sottovoce, ha inflitto una lezione di legalità, di vita e di gestione, probabilmente anche ai suoi vecchi insegnanti che, hanno gestito politicamente lo sviluppo del territorio.

    Rispondi
    • Lia Iacono
      Lia Iacono dice:

      Giovan Giuseppe, ho molta stima del mio vecchio insegnante. Se non ricordo male era della Basilicata. E di fatto avevo studiato un esempio di piano paesistico realizzato lì, che credo abbia risposto piuttosto bene alle problematiche della zona. Purtroppo nonostante i suoi insegnamenti e le sue linee guida, non sono riuscita comunque a trovare soluzioni che si adeguassero perfettamente alle problematiche isolane

      Rispondi
  2. Paola Bortolani
    Paola Bortolani dice:

    Non mi stupisco troppo nel leggere queste parole. Le persone non sono pazze, e non sono tutti delinquenti, qui ci sono famiglie che hanno perso la vita, altre che hanno perso tutto. Un dolore indicibile. L’architetta che scrive è davvero ammirevole, per coraggio e competenza

    Rispondi
  3. Biagio
    Biagio dice:

    Gentile Lia, mi permetto di contraddirti in quanto da operatore sul campo e anche per informare meglio, evidentemente il non proseguire con la professione ti ha posto fuori dall’informazione. Tutti i comuni dell’isola fin dagli inizi degli anni 80 sono stati dotati di PRG, tranne Forio, Barano e mi pare Casamicciola, che li hanno fatti decadere alla metà degli anni 80. Gli altri comuni lo hanno utilizzato per il rilascio delle autorizzazioni/concessioni edilizie anche previo parere delle commissioni del paesaggio e della sovrintendenza, gli altri si sono riferiti alla normativa nazionale o rilasciando autorizzazioni in modo discutibile. Questi PRG sono ancora in vigore ed integrati da qualche anno con i vari PUC, dei quali si sono dotati anche Barano e Forio per sostenere il gap precedente. Si deve ricordare che dal 98/99 è in vigore anche il PTP che sancisce l’inedificabilità assoluta sul territorio isolano. Quindi gli strumenti urbanistici ci sono sempre stati, sicuramente molto restrittivi ( il massimo assentibile era la costruzione di una casa di tipo agricolo con indice di 0,03 mc su mq di sup. disponibile, o l’ adeguamento igienico del 20% su fabbricati esistenti, tettoie e porticati al 30% della sup. dell’abitazione), che hanno generato questo abusivismo diffuso di chi non ha accettato, come l’ischitano medio, e con l’avallo tacito dei tanti politici locali, di dover sottostare alle regole. Questo è successo in quegli anni un po’ in tutta Italia anche dove gli strumenti urbanistici erano in vigore, tant’è che sono stati proposti nel 85 e nel 95 i due importanti condoni edilizi, in quanto quello del 2003 non è applicabile nelle zone a vincolo come l’isola. Anche la non definizione degli stessi da parte delle amministrazioni si presta al gioco degli abusi. Cordialità.

    Rispondi
    • Laura Mattera Iacono
      Laura Mattera Iacono dice:

      Grazie per la testimonianza Biagio. Il tuo è un contributo molto importante per la discussione.
      Spero che Lia Iacono possa rispondere presto. Tuttavia da cittadina mi sento di dire una cosa: la regola di divieto semi assoluto di costruzione e la mancanza di una politica per la casa hanno generato i problemi attuali.
      Lia Iacono argomenta molto su questo aspetto, sostenendo che se fossero state individuate aree edificabili con i dovuti limiti, si sarebbe evitato il peggio.
      Aspetto di leggere il commento di Lia Iacono

      Rispondi
    • Lia Iacono
      Lia Iacono dice:

      Concordo con la risposta della signora Laura Mattera Iacono.
      Inoltre da quello che so, i Piani regolatori realizzati negli anni 80, non riuscivano in nessun modo a stare al passo con la situazione esistente e quindi non sono mai riusciti ad essere un punto di riferimento reale. E difatti decadevano. Inoltre lei dice: “lo hanno utilizzato per il rilascio delle autorizzazioni/concessioni edilizie anche previo parere delle commissioni del paesaggio e della sovrintendenza”. Ho appena chiesto un parere tecnico a chi ha operato sul campo in questi anni, e mi ha riferito che dal 1989 fino al Decreto Maria del 2016/17, (perdoni le imprecisioni), che permette il silenzio assenso, la Sovrintendenza ha sempre rifiutato, o non ha mai risposto a tutte le pratiche che sono arrivate. Tranne nel caso di qualcuno che poteva permettersi conoscenze di un certo tipo che gli hanno permesso di scavalcare il problema e ottenere risposta affermativa. Inoltre il Ptp del 99 di cui parla lei, impone l’inedificabilità assoluta su tutta l’isola.
      Comunque, come diceva lei stesso all’inizio del post, è vero, il non proseguire della professione mi ha posto fuori dall’informazione riguardo quello che è avvenuto dagli anni 2000 in poi. Ma in generale posso affermare che il problema alla base è che Ischia ha dovuto affrontare una crescita demografica rilevante a fronte di uno spazio limitato e che gli strumenti di cui lei parla consentivano limitatissime costruzioni, che mai avrebbero potuto andare incontro sia alle esigenze abitative della popolazione che a quelle economiche di un’isola turistica nel pieno boom economico di tutta Italia. La capacità ricettiva è “purtroppo” fondamentale per un luogo che fa del turismo la sua principale fonte di sopravvivenza. E anche quella sarebbe dovuta essere regolamentata e prevista. Quindi rimango del parere che gli strumenti di cui parla, erano assolutamente inefficienti e inefficaci nel rispondere alle esigenze di un territorio e dei suoi abitanti

      Rispondi
  4. Biagio
    Biagio dice:

    Gentile Lia, in verità con il mio intervento volevo solo portare a conoscenza dell’esistenza degli strumenti urbanistici vigenti sull’isola fin dagli anni 80, contrariamente a quanto da lei affermato. Non posso che condividere da cittadino e da tecnico l’estrema restrizione degli stessi e la mancanza di un piano di urbanizzazione che tenesse conto del fabbisogno abitativo della popolazione in crescita e conseguenziali attivita di salvaguardia del territorio che oggi avrebbero potuto offrire risposte diverse. Sulla sovrintendenza stendiamo un velo pietoso in quanto molti dei problemi che ci ritroviamo dipendono anche da 50 anni di decisioni, indecisioni, pareri e dinieghi , sovente non giustificabili o comprensibili espressi dall’ente.. saluti

    Rispondi
    • Laura Mattera Iacono
      Laura Mattera Iacono dice:

      Biagio, noi tutti la ringraziamo per il suo intervento che arricchisce il dibattito.
      Noi Ischitani, noi che non siamo tecnici abbiamo bisogno di questo tipo di informazione.
      Se lo ritiene, intervenga ancora. Sarà il benvenuto

      Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *