Napoli tra Artemisia e i Quartieri

Napoli Quartieri Spagnoli

Ho vissuto Napoli da studentessa negli anni ’80, quando la città era avvolta in un groviglio di tubi innocenti. A partire dagli anni ’90 Napoli è cambiata profondamente. Alcuni sostengono che il cambiamento sia solo apparente, altri che la città abbia perso la propria identità.

In questo post vi racconto le impressioni raccolte nel corso di una passeggiata tra la mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi e i Quartieri spagnoli. In un secondo post vi proporrò una interessante testimonianza. 

L’arrivo a Napoli

Sabato mattina. Partiamo in quattro da Ischia alla volta di Napoli, dirette alla Mostra su Artemisia Gentileschi che chiuderà i battenti il giorno dopo. L’occasione è ghiotta per fare una passeggiata senza meta per Quartieri, vicoli e piazze.

In aliscafo provo una certa emozione. Di solito vado a Napoli di fretta, presa da tante cose da fare, senza il tempo necessario per fermarmi un attimo a guardare e a riflettere. Oggi, con un gruppo di amiche, voglio concedermi qualcosa di diverso.

L’arrivo per la verità non è promettente. Al Molo Beverello i lavori in corso sono perenni. Si parla di una passeggiata sull’acqua che dovrebbe collegare via Acton con gli imbarchi. Le foto del progetto che spuntano sui muri,  sembrano promettere bene, ma io rimango perplessa. Non vorrei che si trattasse della solita colata di cemento che tra l’altro rischia di offuscare la vista del Maschio Angioino.

Il senso di imbarazzo si fa più forte quando, uscite dal porto,  arriviamo in piazza Municipio. Io la ricordo bellissima, con un’aiuola a tinte vivaci proprio ai piedi del Maschio. Negli anni ’80 era uno dei pochi punti ben curati di Napoli. Ora la piazza è enorme, squadrata, cupa. Qualche misero alberello ha sostituito gli alberi altissimi che soprattutto di mattina presto richiamavano gli uccellini.  Dicono che bisogna aspettare la fine dei lavori della metropolitana per ammirarla. Aspettiamo.

Superiamo la piazza  e ci inoltriamo per via S. Brigida, di fianco alla Galleria Umberto I. Qui spuntano le prime bandiere azzurre. Ci immettiamo tra la gente, i profumi, i colori di via Toledo. Dopo pochi passi arriviamo al Palazzo della Mostra, situato manco a farlo apposta proprio di fronte all’ingresso dei Quartieri Spagnoli. La macchia d’azzurro che si intravede dalla strada principale, attira lo sguardo.

La fila per entrare alla mostra non sembra eccessiva, eppure rimarremo lì oltre un’ora. Ma a Napoli non ci si annoia mai. Una signora chiacchiera volentieri con noi e ci racconta di una città con qualche problema. Molta gente – ci dice – ha lasciato il centro cittadino. In tanti hanno raggiunto figli o parenti altrove.
È il destino di molte città in Italia. I centri cittadini si svuotano per far posto ad altro. 

Non so come, il discorso cade sul Centro Direzionale, quello che era stato ideato negli anni ’80 perché diventasse il fiore all’occhiello di una città proiettata nel futuro. Invece, ben prima del Covid, è diventato un luogo spettrale, una cattedrale nel deserto, a ridosso della Stazione Centrale. 

Intanto via Toledo trabocca di gente in questa tarda mattinata di un sabato primavera. Non la ricordavo così bella e viva.

E finalmente entriamo

Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi autoritratto

Non sono un’esperta di arte, vi parlerò delle mie emozioni.
Provo un certo imbarazzo nel notare l’ambientazione molto scura. Mi dicono che una soluzione del genere è consueta oggi in Musei e gallerie e che serva a dare risalto agli oggetti o ai dipinti in mostra.

Mi guardo intorno e l’imbarazzo lascia presto il posto a emozioni fortissime. 

Le figure nei quadri sembrano muoversi verso di noi. Gli occhi e  gli sguardi dei personaggi sembrano fissare il visitatore comunicandogli lo stato d’animo di sofferenza o di passione.

Di Artemisia Gentileschi si è parlato molto anche in tempi recenti. È stata forse la prima donna a ritagliarsi uno spazio nel mondo artistico, in un’epoca difficile come quella del ‘600. Non a caso si guadagnò la definizione di pittora. Artemisia avrà una vita difficile, subirà uno stupro e nel corso del conseguente  processo sarà perfino torturata. La tortura all’epoca era considerata fonte di verità. 

I suoi quadri spesso raffigurano la sofferenza , ma anche il senso di rabbia e di rivalsa che Artemisia certo doveva provare. Le scene bibliche sono tutte molto forti. 

Esco contenta di aver potuto ammirare la mostra nel penultimo giorno. Da quanto mi dicono, l’evento ha riscosso notevole successo.

I Quartieri spagnoli

L’ora di pranzo è scoccata da un pezzo, quando all’uscita ci dirigiamo verso i Quartieri spagnoli.

Sono davvero curiosa di entrare in quella zona che un tempo era pressoché inaccessibile.
Il tripudio di azzurro è meraviglioso. Su un muro appena all’ingresso di un vicolo, campeggia il volto di Maradona e al di sopra,  su un balcone, il ritratto di Eduardo De Filippo nella posa di chi prende il caffè come nella famosa scena di Questi fantasmi. 

Vorrei ammirare il famoso Murales dedicato al 10, ma è lontano e lo stomaco protesta. 

Napoli Quartieri SpagnoliLa folla è enorme. Molti turisti si fermano per una foto ricordo con le immagini in cartone a dimensione umana dei calciatori. I numerosi locali, attrezzati con tavolini all’esterno, sono pieni di gente, per noi sarà difficile trovare un posto libero. Ma alla fine riusciamo, ci accomodiamo  e l’attesa sarà lunga. 

Sono circa le 15:30 quando usciamo. Altra gente vuole entrare, ma il proprietario li ferma. “Signori è chiuso. Ora dobbiamo mangiare noi!”. Poi borbotta: “Ma dove va tutta questa gente sempre a passeggio?”. Ecco la sana napoletanità che salta fuori. Le frotte di turisti non hanno intaccato il giusto desiderio di un ritmo di vita umano. 

Prendiamo sfogliatella e caffè da Pintauro”, suggerisce una del gruppo. L’idea è golosa. La famosissima pasticceria è lì a due passi. Ma la fila è enorme. Negli anni ’80 sembrava una bottega anonima. Oggi nel suo piccolo, è tornata alla storica grandezza. Ci dirigiamo verso un locale in Galleria che ha la fama di sfornare ottime sfogliatelle. Neanche a parlarne. La gente è tanta. 

Infine riusciamo nell’impresa in un altro locale. Le sfogliatelle dovunque a Napoli sono una prelibatezza.

Ci dirigiamo verso Piazza Plebiscito che si apre al nostro sguardo nei suoi mille colori.
Ti ricordi come era negli anni ’80?”, mi chiede Mina. Certo che me ne ricordo. Era orrenda, caotica. Un cumulo di auto. 

Oggi è una piazza da ammirare in tutta la sua imponente grandezza, con il Palazzo Reale che saluta la Basilica di S. Francesco di Paola. Sullo sfondo si intravede il mare e in mezzo la gente passeggia, chiacchiera. Vive. 

Andiamo all’appuntamento con il nostro aliscafo contente per la giornata trascorsa.
La promessa è d’obbligo: torneremo presto. 

A Napoli oggi c’è tanto da fare, da vedere, da vivere. Io l’ho vissuta in anni difficili, quando la sua bellezza era nascosta.

Napoli sta perdendo la sua identità? Ne ho parlato con un’amica dei tempi universitari che si è stabilita in città. Vi riporterò presto questa chiacchierata. 

Voi cosa ne pensate? Fatemi sapere nei commenti

Laura Mattera Iacono

Sono Laura Mattera Iacono. Traduco dal tedesco in ambito giuridico e scrivo in italiano per il web. Su questo blog racconto Ischia tra chiacchiere e caffè. Scrivo contenuti per il web per aziende turistiche di Ischia, Procida, Capri e Napoli

Per info ⇒ Chi sono 

10 commenti
  1. Anna
    Anna dice:

    Io sono nata a Napoli ma all’età di 6 anni la mia famiglia si è trasferita ad Ischia. Napoli turisticamente l’ho scoperta tornandoci per lavoro e ogni volta ne scopro un pezzetto in più, quando ho tempo libero dal gruppo me la giro da sola. La città è cambiata, sotto alcuni punti di vista sicuramente in meglio, oggi quartieri come quello della Sanità e Spagnoli sono visitabili prima impossibile da entrarci , ma da un altro punto di vista si è “trasformata al turismo”, è diventata una friggitoria e una pasticceria a cielo aperto ! Vedi via dei Tribunali per esempio, sotto le arcate sono scomparse le normali attività commerciali di quartiere e si sono trasformate in ristoranti, lo stesso per i quartieri spagnoli …ristoranti e bar per l’aperitivo. Lo stesso San Gregorio Armeno ogni volta che vado mi sembra perda un po’ di splendore dell’artigianato per convertirsi alle chincaglierie ….Ben venga la trasformazione positiva basta però non perdere di vista la personalità della città.

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    • Laura Mattera Iacono
      Laura Mattera Iacono dice:

      Anna, hai messo il dito sulla piaga.
      Perché tutto si sta trasformando in roba da mangiare?
      Questo credo che sia un punto nevralgico.
      Poi segui il post successivo. Lo pubblicherò nei prossimi giorni.
      Grazie per tutto

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  2. Maria
    Maria dice:

    Evviva, alla fine ci sei andata alla mostra su Artemisia! Ricordo che quando scrissi l’articolo per promuovere la mostra mi dicesti che lo avresti fatto. Che dire, Napoli è Napoli, tutto e il contrario di tutto, come forse la maggior parte delle città meridionali di cui Napoli si può dire che ne è la capitale.
    Napoli l’ho solo sfiorata, ci sono arrivata qualche anno fa per una vacanza con mamma, zia e cugine, era una tappa dalla quale dovevamo prendere il treno per arrivare alla nostra destinazione. Quindi molto meno di una toccata e fuga, però mi sono ripromessa che la scoprirò per bene, e magari potresti aiutarmi tu nell’impresa!

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  3. Paola
    Paola dice:

    Napoli è in programma, e queste tue indicazioni mi sono preziose, un aiuto a guardarla meno da turista (ahimè, un po’ inevitabile) e più da visitatrice. Grazie

    Rispondi

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