Ischia e la percezione del rischio

Giuseppe Luongo

La tragedia che ha colpito Casamicciola in questo novembre 2022 ci riporta indietro nel tempo, a disgrazie recenti che hanno colpito l’isola d’Ischia. Capita purtroppo che la disgrazia diventi occasione di scontro invece che di sano confronto. Studiare contromisure che potrebbero lenire gli effetti dei violenti temporali o delle scosse sismiche, sarebbe interesse di tutti. Così come sarebbe opportuno non dimenticare mai che Ischia sorge su un terreno fragile e complesso.
A questo proposito vi ripropongo un articolo che ho pubblicato due anni fa, a margine di un Convegno organizzato dal Circolo Sadoul sulla ricostruzione a Casamicciola dopo il sisma del 2017, al quale presero parte tra gli altri, il prof. Giuseppe Luongo, geologo e vulcanologo, la prof.ssa Ilia Delizia, storica dell’architettura, il compianto prof. Pietro Greco, divulgatore scientifico. Fu proprio quest’ultimo a sottolineare quanto sia importante a Ischia sviluppare la percezione del rischio.

A quanti sostengono che in questo momento bisogna rimanere in silenzio, rispondo che invece è proprio questo il momento adatto per parlare.

Qui di seguito l’articolo dell’ottobre 2020

S’ode a destra uno squillo di tromba: “Sete abusivisti convinti. Tutto questo è stato causato dalle troppe case che avete costruito per fittarle ai turisti …. “ A sinistra risponde uno squillo: “Non è vero, le costruzioni abusive sono una minoranza e sono state frutto di necessità. Le pratiche di condono si riferiscono in gran parte  a piccole cose”. Ogni volta che a Ischia un evento scuote il territorio, gli scambi di battute ricordano il ritmo del meraviglioso Coro del Conte di Carmagnola di Manzoni.
Era già capitato con la frana nel 2006. Ma il caso del terremoto del 2017 è stato addirittura eclatante da questo punto di vista. Sull’isola arrivano giornalisti che neanche conoscono il territorio e sparano sentenze. Personaggi televisivi si alternano sullo schermo puntando il dito contro noi Ischitani, senza la minima cognizione di causa. Molti neanche sanno che l’isola è divisa in 6 Comuni, che Ischia e Casamicciola, ad esempio,  sono due entità diverse, non solo da un punto di vista amministrativo. E su qualche giornale spuntano frasi terrificanti. La scossa che il 21 agosto 2017 ha raso al suolo diverse abitazioni al Majo nella parte alta di Casamicciola, mietendo 2 vittime e lasciando con il fiato sospeso per alcuni bambini sepolti sotto le macerie, viene definita un “peto” o anche uno “starnuto”. “Colpa dell’abusivismo”, è il refrain continuo.

Sfugge qualche dettaglio.  Una delle vittime è stata colpita da un masso proveniente da una Chiesa e molte scuole della zona sono state duramente colpite, tanto da far immaginare una strage di ragazzi se quella scossa si fosse verificata in giorni e orari scolastici. È il caso della scuola Manzoni di Casamicciola, che era stata ristrutturata solo un anno prima o dell’Istituto Principe di Piemonte di Lacco Ameno. A subire danni, dunque, non sono solo costruzioni abusive.
L’aggressione mediatica che colpisce Ischia,  crea clamore nel Paese e rabbia nella popolazione locale. La confusione è tanta, manca un’analisi attenta. E noi Ischitani ci chiudiamo in difesa, pensiamo a difenderci dagli attacchi invece di provare ad analizzare i fatti.

Ci penserà poi il prof . Luongo, vulcanologo, ottimo conoscitore delle dinamiche della zona, a fare un po’ di chiarezza nei giorni successivi. La scossa di origine vulcanica ha avuto un epicentro molto vicino alla superficie e per questo, pur se di magnitudo bassa, è stata distruttiva nelle vicinanze.
Il professore fa sentire la sua voce autorevole sui canali social, suffragando la sua tesi con dati, studi, analisi.  Noi Ischitani ci sentiamo rincuorati e cominciamo a considerare il prof. Luongo uno scoglio al quale aggrapparci. E tuttavia in seguito sarà lo stesso prof. Luongo, insieme ad altri, a metterci in guardia.

Un fatto è certo. A Ischia, anche con la complicità di leggi ingarbugliate e di autorità non sempre all’altezza, abbiamo costruito troppo e male. Talvolta abbiamo costruito anche laddove proprio non si doveva. Gli insediamenti abitativi in aree argillose, e quindi fragili,  hanno creato danni alla natura, al paesaggio e alla nostra stessa sicurezza. E da questo punto di vista manca ancora una presa di coscienza del problema. Non ci siamo resi conto che anche una stanza in più, un ampliamento di un terrazzo, possono essere fatali, per il peso che comporta.
Per non parlare poi di quegli scempi talvolta compiuti con tutti i crismi della legge. La cementificazione della Siena, all’ingresso di Ischia Ponte, è un esempio eclatante.  Ma i casi di cui parlare sarebbero diversi.

Il convegno sull’evento di Casamicciola

Riflessioni e proposte tre anni dopo

Convegno terremoto CasamicciolaIl circolo Sadoul ha organizzato il 10 ottobre scorso un convegno che si è svolto nella sala del Polifunzionale di Ischia. Protagonisti sono stati gli esperti e i tecnici del settore. Sono intervenuti Francesca Bianco, direttrice dell’Osservatorio Vesuviano di Napoli, la prof.ssa Ilia Delizia, storica dell’Architettura ed esperta di centri storici, il prof. Giuseppe Luongo e il prof. Pietro Greco, presidente del circolo Sadoul

Un elemento è venuto fuori forte e chiaro: non è pensabile oggi ricostruire al Majo, nella parte alta di Casamicciola.  Quella zona è stata teatro di diversi terremoti. Gli eventi più importanti si sono verificati nel 1828, nel 1881 e nel 1883. Le vittime erano state tante.
Dopo il terremoto del 1883 Casamicciola fu ricostruita alla Marina, ma piano piano, si ricominciò a ricostruire nella parte alta. Forse per le relazioni sociali, forse perché la popolazione si lasciò ingannare dai pericoli che possono provenire dal mare. Ma perché ora dovremmo ripetere l’errore?

Nel corso di un lungo servizio che Teleischia ha dedicato al convegno, il prof. Pietro Greco ha sottolineato che dobbiamo sviluppare la percezione del rischio. Ecco, sì. La percezione del rischio.

Tuttavia molte persone obiettano che in Giappone si costruisce adoperando materiali e sistemi che possono garantire una resistenza a terremoti di magnitudo molto superiore. Ma, rispondono gli esperti, le situazioni non sono paragonabili. Ischia, per le situazioni del sottosuolo, è completamente diversa dal Giappone. E allora? Possiamo abbandonare una zona a cui tutti sono molto legati? No.

La proposta del prof. Luongo è molto chiara. Spostiamo gli insediamenti abitativi un po’ più in basso, dedichiamo la zona del Majo a un parco scientifico internazionale, che costituirebbe un punto di osservazione e di ricerca e al tempo stesso un attrattore turistico e culturale.

È comprensibile che la gente del luogo sia legata alla zona. Ma in certi casi, per la sicurezza di tutti, bisogna far prevalere la ragione, assumendo un atteggiamento responsabile.

A proposito di responsabilità, voglio lasciarvi con le parole che Ilia Delizia ha pronunziato a conclusione del servizio di Teleischia: “L’isola d’Ischia non è una nostra proprietà. Noi l’abbiamo in gestione. E dobbiamo lasciarla in buone condizioni alle generazioni future“.

Pubblicato per la prima volta su questo sito il 20 0ttobre 2020

Laura Mattera IaconSono Laura Mattera Iacono. Traduco dal tedesco e scrivo in italiano per il web. Vuoi saperne di più? Basta un click

2 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *