Barano: Buceto e Piano S. Paolo

Fonte Buceto Barano Ischia

Per anni sono andata in giro per i boschi di Ischia, alla scoperta di sentieri che mi erano sconosciuti. La domenica mattina mi armavo di bastoncini, indossavo scarpe comode e con l’aiuto di un esperto mi inerpicavo per strade che per anni avevo ritenuto inaccessibili per le mie gambe. 

Così sono stata più volte a Piano S. Paolo, una spianata situata nei pressi dell’antica fonte di Buceto. La raggiungevamo da Fiaiano, la frazione verde di Barano d’Ischia. Dalla piazzetta di Fiaiano, andavamo verso l’alto, poi di fronte al maneggio, proseguivamo per uno dei due sentieri detti della lucertola.

Il sentiero che era stato approntato agli inizi degli anni 2000 dal Comune di Barano d’Ischia, era poco curato ma ancora percorribile. Oggi, le piogge e l’incuria l’hanno reso impraticabile, almeno per chi, come me, non ha particolari doti atletiche.

Ora, chi vuole raggiungere Piano S. Paolo e Buceto potrà affrontare meglio la salita da Buonopane, altra frazione di Barano, situata sul lato opposto della collina.

Presto vi porterò anche per questo sentiero.
Un aspetto mi aveva incantato di piano S. Paolo. La spianata era ben curata soprattutto ad opera di un signore – mi pare si chiamasse Riccardo – che aveva preso a cuore la zona. Era sempre sorridente anche se la vita lo aveva messo a dura prova. Un grave lutto lo aveva colpito e forse proprio per questo si rifugiava su queste colline.

Capanna verde Buceto

Proprio qui aveva costruito una piccola capanna, una sorta di presepio sempre verde. Intorno a Maria, Giuseppe, il bue, l’asinello, il bambino e qualche pastore, spiccavano fiorellini e foglie verdi. Su un lato una fotografia. Un giovane scomparso in un incidente.

Al di sopra della capanna, campeggiava un crocefisso ricavato da un intreccio di rami.

Quando arrivavamo qui di domenica, spesso trovavamo Riccardo impegnato a pulire la spianata o a togliere le foglie secche. Se non era presente, trovavamo comunque le sue tracce. Una volta sul terreno della spianata c’era un disegno a forma di cuore intagliato sull’erba. 

Un giorno però ci accolse una brutta sorpresa. Capanna e crocefisso erano distrutte. Tutto intorno regnava l’abbandono più assoluto.

Cos’era successo? Chi era stato? Il vento? La pioggia? O forse … ? Non lo sapremo mai 

Ancora oggi qualche volta torno lassù, anche se gambe e ginocchia non mi funzionano più tanto bene. Ma ogni volta che ci vado, provo un senso di tristezza.

Nel post sulla Festa della Ginestra vi avevo parlato di Buceto.

Di seguito troverete una mia passeggiata alla scoperta della fonte storica. Il brano è stato già pubblicato sul mio vecchio blog e su Qui Ischia di Isabella Marino nel giugno 2016. Come vedrete, il dialogo con il mio esperto è costante.

Approfitto per una raccomandazione. Non avventuratevi mai da soli. Avvaletevi una guida specializzata o almeno di una persona esperta dei luoghi

Buceto e la leggenda

Cronaca di una passeggiata
giugno 2016

Siamo a Piano S. Paolo
Ma dov’è la fonte di Buceto?” chiedo al mio esperto. “È a due passi da qua” mi risponde indicandomi un sentiero pianeggiante. “Proseguendo diritto in questa direzione si arriva a uno scalone che poi conduce al centro di Buonopane”.  Ma dopo pochi passi giriamo verso destra … “Eccola lì, la fonte”. Beh .. bisogna proprio farci caso per vederla. E’ incastrata tra muri di parracine e coperta dalla vegetazione.

Ischia fonte Buceto

 Il mio esperto continua a spiegarmi: “Andando di qua verso l’alto si arriva alla strada militare che poi porta all’Epomeo. E’ un percorso non proprio semplice, però”.  In effetti guardando verso l’alto si nota un sentiero abbastanza ingarbugliato. Non è adatto a me, ma non me ne rammarico più di tanto. Ci sono percorsi più agevoli per arrivare all’Epomeo. D’altra parte è la fonte ad attirare la mia attenzione.  Mi mette una certa soggezione, perché ha una storia antica e tortuosa da raccontare.

Da qui nel ‘500 cominciarono i lavori per approvvigionare di acqua potabile Ischia Ponte, l’antico Borgo di Celsa, che all’epoca era il centro vitale dell’isola.  Si studiò un sistema di condutture  che poi culminò a valle con la costruzione di un acquedotto, in una zona che da allora ha preso il nome di  Pilastri. I lavori durarono circa due secoli anche per la mancanza di fondi. E infatti costarono alla popolazione lacrime e sangue, come ricorda una lapide, posta sul Palazzo dell’Orologio a Ischia Ponte, che celebra il primo zampillo dell’acqua nel Borgo.

L’acquedotto è ancora oggi considerato un vero capolavoro di ingegneria. Eppure la sua costruzione è avvolta in una misteriosa leggenda. Se siete turisti, vi capiterà certamente di passare per i Pilastri. E se chiederete notizie dell’acquedotto, nella maggior parte dei casi vi sentirete rispondere che si tratta di un’opera di epoca romana! Perché? Beh … non saprei proprio cosa rispondere.

Fin qui la passeggiata di qualche anno fa. Spero ti tornare presto a Piano S. Paolo, magari passando per un altro sentiero. Venite anche voi?

Laura Mattera Iacono

Sono Laura Mattera Iacono. Traduco dal tedesco in ambito giuridico e scrivo in italiano per il web. Su questo blog racconto Ischia tra chiacchiere e caffè. Scrivo contenuti per il web per aziende turistiche di Ischia, Procida, Capri e Napoli

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