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Quando chiude una bottega

Piccolo ristorante a Ischia Ponte

Passeggiavamo per Ischia Ponte Teresa e io prima di sederci a un tavolo per il nostro caffè.  Era l’ultimo giorno dell’anno, il sole splendeva, la gente affollava i banchetti che offrivano il tradizionale baccalà fritto.
A un certo punto ci arriva una notizia  come un fulmine a ciel sereno: “U’ Scungillo chiude”. È un piccolo ristorante che per oltre dieci anni ha allietato il palato di Ischitani e turisti con la tipica cucina casereccia.
La titolare, seduta tra i tavoli, conferma con mestizia: “Oggi è l’ultimo giorno”. Nessun altro commento.
Pubblico una foto con la notizia sulla pagina FB e subito si scatenano i commenti dei lettori: “È un’epidemia, i piccoli locali e le botteghe chiudono”. “È colpa dell’Europa”. “È colpa degli Amministratori” . “Le tasse sono troppe”. Tutti coloro che in passato hanno apprezzato il piccolo ristorante esprimono amarezza e sconcerto. Io non conosco i motivi che nello specifico hanno indotto i titolari a chiudere l’attività né intendo indagare in merito. Le considerazioni che seguono sono solo di carattere generale.

Botteghe e piccoli ristoranti chiudono

Un dato di fatto è indiscutibile:  botteghe e piccoli ristoranti stanno chiudendo in tutta l’isola d’Ischia e probabilmente anche in Italia. I motivi sicuramente sono molteplici. Senza dubbio le tasse soffocano i piccoli commercianti e inoltre – mi dicono gli addetti ai lavori –  le leggi per bar e ristoranti sono eccessivamente severe, ingarbugliate, difficili da attuare per chi dispone di poco spazio e poche risorse.  Sono leggi determinate da direttive e regolamenti europei. Per questo molti si scagliano contro l’Europa.  Ma permettetemi una domanda: Comuni, Città Metropolitane, Regioni non potrebbero premere sul Governo centrale affinché faccia sentire la propria voce in Europa? In Italia le piccole attività, magari a gestione familiare, costituiscono un’ossatura importante dell’economia. Sono quelle attività che animano i centri storici, che attraggono turisti, che rendono unica una località. Sono quelle attività di commercianti che si mettono in gioco investendo di tasca propria e versando tasse che sostengono Comuni, Regioni e Stato. Perché non tutelarle e valorizzarle? La legge – ricordiamolo – serve a tutelare esercenti e utenti. Non può e non deve soffocare.
La politica italiana e internazionale da tempo ha fatto una scelta importante. Si è schierata per i “Grandi”. In Italia i centri commerciali stanno schiacciando ogni altra attività. Ma è una scelta che si sta rivelando sbagliata, una sorta di boomerang. Molti insistono sulla responsabilità dell’Europa. Io dico che l’Italia in Europa può far sentire la sua voce. Ben vengano i centri commerciali purché non soffochino i nostri “piccoli” tesori. Per l’Italia uscire dall’Europa significherebbe diventare una colonia degli Stati Uniti o della Russia o della Cina. Ci conviene? Io credo proprio di no.

Laura Mattera Iacono. Sono traduttrice de>it e scrivo per il web

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