La mia prima volta all’Epomeo

Salendo sull'Epomeo

Le mie avventure nel verde di Ischia non sono cominciate molto bene
Da ragazzina sono stata due volte sull’Epomeo, il nostro monte più alto. Frequentavo le Scuole Medie e il ricordo che ho di quelle escursioni non è proprio dei migliori.  Sentite un po’ cosa mi successe.

Ero in prima Media quando in una mattina della primavera del ’71 noi ragazzi ci incontrammo in piazza degli Eroi per prendere l’autobus. I prof ci aspettavano a Fontana, alle falde del Monte. Non si usava allora organizzare  le gite, non erano necessari permessi scritti e non esisteva neanche l’assicurazione. Ad accompagnarci c’erano solo i ragazzi più “grandi”, quelli di III Media che conoscevano la strada e l’autobus da prendere.

Io mi sentivo emozionata e incuriosita. Sull’autobus, che non si fece attendere molto, diversi turisti stranieri.  Desireè che per ragioni familiari conosceva bene il tedesco cominciò a parlare con uno di loro.   L’ascoltavo ammirata, senza capire niente. Non potevo sospettare che il tedesco poi sarebbe diventato un pezzo importante della mia vita. Di quella prima volta sull’Epomeo, ricordo solo il mio impaccio.

Il bosco della Falanga

La mia scuola mediaMa fu la seconda volta, in III Media, che capitarono cose  divertenti che tuttavia mi segnarono.

Era una bella mattina di primavera del ’73. Proprio come due anni prima, noi ragazzi  ci incontrammo in Piazza degli Eroi. Ormai conoscevamo il percorso. L’autobus ci avrebbe portato fino a Fontana, dove ci attendevano la prof. Angiola Maggi, allora Malagoli, e il prof. Virgili.
Io provavo una sensazione strana. L’esperienza di due anni prima aveva lasciato qualche strascico. L’idea di dover percorrere quei sentieri ripidi e scoscesi mi metteva un po’ in ansia. Mi sentivo incapace,  goffa, impacciata.  Era questa la percezione che avevo di me stessa. Solo con un pallone  tra i piedi riuscivo a trasformarmi per diventare agile e scattante. Eppure allora, molto più di oggi, era davvero inusuale vedere una donna giocare a pallone. Fino all’ultimo avevo pensato di non andare con i miei compagni all’Epomeo. Poi però ruppi gli indugi: non sopportavo l’idea di rinunciare.

Arrivati a Fontana cominciammo il nostro percorso per la strada militare, così detta perché all’epoca  a poca distanza c’era una base NATO. Era, ed  è tuttora, il sentiero più semplice per arrivare all’Eremo e poi alla vetta dell’Epomeo.

La salita all’inizio è abbastanza ripida,  i prof erano avanti con diversi di noi, io sempre in coda con pochi altri compagni.  Ad un certo punto uno del gruppo di testa torna indietro e annuncia come uno squillo di tromba: “Ehi ragazzi, la prof chiede se vogliamo andare per il bosco della Falanga. E’ più ripido ma più bello“. La risposta fu quasi unanime: “Siiiiiiiii“. Solo io balbettavo: “Ma come?“. Piano piano raggiungemmo il gruppo di testa. La prof Malagoli ci aspettava seduta nel verde. “Allora facciamo a maggioranza“. Virgili era più cauto: “Andare per il bosco significa fare alpinismo in certi punti“. Quasi tutti erano entusiasti,  qualcuno per la verità mugugnava, ma sembrava volersi adattare. Solo io ero davvero imbarazzata. A questo punto la prof Malagoli fece una proposta terribile: “Chi non vuol venire in fondo può rimanere qui. Gli lasciamo da mangiare e da bere e lo riprendiamo al ritorno“. Non credo proprio che facesse sul serio. Era solo un modo per dire: “Dai, che ce la fai“.

Cominciammo a camminare. All’inizio il percorso sembrava abbastanza agevole.  Poi d’un tratto ci trovammo di fronte a un muro di gradoni, di verde, di piante selvatiche.  “Mamma mia!“. “Dai cammina“, mi diceva Anna. Antonio e Mimmo, i ragazzi più robusti, non mi lasciavano un attimo.  “Mamma mia“, continuavo a urlare. Antonio, sempre con la battuta pronta, mi beccava: “Ma la smetti di chiamare sempre tua mamma!“. Mimmo invece mi dava consigli: “Metti un piede qua, poi l’altro qua e non ti preoccupare”. E io: “Non ce la faccio!“. E Antonio e Mimmo: “Ce la fai, smettila!”

Il bosco era bellissimo, io però non riuscii a godermelo. E arrivammo in cima, finalmente. Nello spiazzo davanti all’Eremo e alla Chiesetta potemmo rilassarci, riposare, rifocillarci e farci quattro risate. Il panorama era fantastico. Ischia era laggiù….
prima della vetta dell'EpomeoPer il ritorno prendiamo la strada più semplice!“, disse rassicurante la Malagoli. Ah, bene. Così cominciammo la discesa. Mimmo e Antonio andarono avanti, io pensavo di non avere problemi. Ma ecco che alla prima discesa un po’ più ripida, mi venne  una sorta di tremarella. Anna mi incitava: “Dai muoviti, che gli altri sono avanti, io non conosco la strada” E allora? Giù con il culo per terra, e via come su uno scivolo. Poi mi rimisi in piedi, mi scrollai la polvere di dosso e ricominciai a camminare. E non appena la discesa si faceva più ripida, giù di nuovo con il culo per terra. Il pantalone  cambiò colore. A Tony andò anche peggio. Dovette fermarsi per una necessità fisiologica, poi rincorse il gruppo di testa e … puffete  … cadde in un fosso pieno di rovi. E giù a ridere … Non era un problema all’epoca tornare a casa sudici e con le ginocchia sbucciate.

Una volta arrivati giù alla piazza di Fontana, Edo mi fece sbellicare dalle risate. Raccontò che si era perso con il suo gruppetto e aveva chiesto informazioni ad alcuni  contadini. Ma le loro risposte erano state incomprensibili. Il dialetto di Fontana è molto particolare.

Ecco, quell’esperienza un po’ mi ha segnato. E prima di tornare in collina ce ne ho messo di tempo. Poi però ho scoperto che ci sono sentieri che si possono affrontare e mano mano si può migliorare, imparare qualche tecnica. Certo bisogna sempre avere la consapevolezza dei propri limiti.

Presto vi racconterò come e quando ho ricominciato a camminare nel verde di Ischia

Può interessarti anche ⇒ Angiola Maggi: una prof indimenticabile

Laura Mattera Iacono. Traduttrice de>it e scrittura per il web

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *