Lacco Ameno e i suoi tesori nascosti

Chiesetta S Restituta Lacco Ameno
  • Visitare Piazza S. Restituta a Lacco Ameno significa per me vivere un’emozione forte, dolce e dolorosa. Ma qui voglio parlarvi della Basilica,  della Chiesetta attigua e di quel tesoro che anni fa scoprì  Don Pietro Monti e che oggi teniamo nascosto. Di recente Teresa e io abbiamo visitato i luoghi con una guida d’eccezione: Mariangela Catuogno.

Quando arrivo nella piazza principale di Lacco Ameno, avverto sempre un brivido lungo la schiena. L’emozione che provo si mescola a una rabbia sottile che non riesco a dominare.
Sono nei giardinetti. Di fronte a me la Basilica con la Chiesetta e la Torre del Municipio. Sul lato destro si intuisce la presenza maestosa delle Terme della Regina Isabella. Mio padre è stato per circa trent’anni il direttore sanitario delle Terme, dai tempi di Rizzoli alla fine degli anni ’70. Pochi giorni prima di morire, quando ormai era stanco e ammalato, mi chiese con i lucciconi agli occhi: “Vorrei rivedere piazza S. Restituta”. Non feci in tempo ad accontentarlo. È un cruccio che mi porto dentro.
Basilica S Restituta Lacco AmenoÈ una fredda mattina di febbraio. La presenza di Teresa mi conforta e mi scuote. Abbiamo appuntamento con Mariangela Catuogno, lacchese doc ed esperta di archeologia. A lei avevo chiesto di illustrarci i luoghi in cui all’inizio degli anni ’50 Don Pietro Monti, Rettore della Basilica, fece una scoperta destinata a rimanere nella storia. Sull’evento mi ero documentata.  Tuttavia sentivo il bisogno di visitare meglio quel luogo che ha tanto da raccontare. Tra l’altro solo di recente ho potuto appurare  il fascino e l’attualità dell’archeologia. Mariangela Catuogno ci attende sorridendo, ben contenta di spiegarci un po’ di cose.

Don Pietro Monti: il prete archeologo di Lacco Ameno

Chi era Don Pietro Monti? le domando subito. “ Don Pietro è stato un personaggio d’importanza vitale. Nasce nel 1915, quando la comunità lacchese è ancora sconvolta dall’alluvione del 1910. Lacco Ameno era molto povera all’epoca. Don Pietro studia in Seminario, si forma come umanista e in seguito alla sua scoperta comincia ad approfondire l’archeologia da autodidatta.
Fa freddo in piazza, la tramontana di febbraio si fa sentire. Entriamo in Chiesa.
Interno BasilicaL’emozione è forte, anche per me che sono laica. Le Chiese non sono solo luoghi di culto.  Entrando noto subito ai lati dell’altare maggiore alcune imbarcazioni.Sono dedicate alla gente di mare?” chiedo. “Sono un omaggio alla Santa venuta dal mare”. Sotto l’altare una scultura riproduce l’arrivo della Vergine africana accolta sulla spiaggia di Lacco. Il particolare delle gambe, molto esili,  desta curiosità. “Secondo alcune versioni della leggenda, la Santa è arrivata priva di gambe”, ci spiega ancora Mariangela. In alto si notano arazzi: “Ricordano le figure di alcuni Papi”. E ci indica in particolare quello dedicato a Papa Giovanni Paolo II, in visita a Ischia nel 2002.
Al centro della Chiesa volto le spalle all’altare e guardo verso l’ alto: l’organo è di una bellezza indescrivibile.

Ma è qui che Don Pietro fece la sua scoperta?”.  Mariangela risponde sorridendo: “No! È nella chiesetta accanto“. Attraversiamo un piccolo passaggio e ci troviamo nella Statua S Restitutasagrestia. Su un lato la statua classica della Santa, a mezzo busto e con un volto da popolana locale. Questa è la statua portata in processione durante le celebrazioni del mese di maggio.  Tutt’intorno immagini di ex voto. Proseguendo nel passaggio  arriviamo nella Chiesetta. Nella nicchia  è situata la statua in oro che raffigura la Santa per intero, con il volto nero da Africana. È un’immagine che mette soggezione. Si racconta che la statua, una volta posizionata lì, sia diventata talmente pesante che non è stato più possibile spostarla.

Ecco – ci dice Mariangela – è proprio qui che Don Pietro Monti fece la sua scoperta”. E ci indica sotto l’altare un muro che spicca dal basso. E qui viene fuori tutta la mia ignoranza. “Che cosa ha di particolare?” Mariangela sorride: “è un opus reticulatum. Il muro per la tecnica costruttiva doveva risalire ad epoca romana”. Don Pietro Monti capisce che si trova di fronte a un qualcosa di straordinario. Continua a scavare e scopre che quello è un vero e proprio tesoro. Saltano fuori tombe terragne, un pavimento piastrellato …. E qui comincia una storia davvero eccezionale. Siamo nel 1952.  L’epoca Rizzoli è appena cominciata, Lacco Ameno sta cambiando volto, da paese povero diventa il centro del mondo. Don Pietro  deve reperire fondi per continuare nei suoi scavi, incontra tante difficoltà, ma non si arrende, continua. E la sua opera riesce a dare qualche frutto.
Sotto quell’altare emerge un cimitero del IV secolo d.c. Alla stessa epoca risale il primo fonte battesimale della Basilica.   E grazie alla tenacia del Rettore, quel sito diventerà un Museo che fino a qualche anno fa era aperto al pubblico. Oggi invece è chiuso. Non sappiamo se mai riaprirà.  A questo punto vorrei rivolgere una domanda secca a quelli che sostengono che Ischia è solo “mare e terme”: perché nascondiamo i nostri tesori?

L’archeologia a Ischia

Don Pietro Monti muore nel 2008 lasciando un’eredità immensa. Non è stato il primo a effettuare scavi archeologici a Ischia. “Il primo è stato Giorgio Buchner – ci spiega Mariangela  – che nel 1936 nella zona del Castiglione rinvenne reperti della I età del ferro”. I risultati di questi scavi furono conservati nella sala al di sotto della Chiesa di S. Pietro a Ischia. Oggi sono a Villa Arbusto che conserva anche altri reperti, come la Coppa di Nestore, i reperti dell’Acropoli di Montevico e della Necropoli di Lacco Ameno, testimonianze dei primi coloni greci a Ischia. “Pietro Monti – conclude Mariangela – ha avuto il merito di riprendere in mano un discorso e portarlo avanti con tenacia”. Ed è un discorso molto lungo: le cose da scoprire a Ischia sono tantissime. Peccato che non sappiamo apprezzarle.  Intanto torniamo in piazza a gustarci un buon caffè. E naturalmente ringraziamo Mariangela Catuogno per la grande disponibilità.

Sono Laura Mattera Iacono.
Traduco dal tedesco e scrivo per il web

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