Il gruppo lettura a Ischia: Camilleri

Libreria Ischia Ponte
  • Nella libreria di Ischia Ponte lo scorso 28 febbraio ci eravamo lasciate in allegria. La Sicilia era stata ancora protagonista dei nostri discorsi. Ci eravamo date appuntamento a presto con i romanzi di Camilleri e Sciascia. Poi i giorni terribili. La lettura è stata un ottimo antidoto alla sofferenza

Eravamo allegre e spensierate lo scorso 28 febbraio nella libreria di Ischia Ponte, quando c’eravamo incontrate per discutere di libri tra i libri con la squisita accoglienza di Antonietta la libraia, di Cenerella, la gatta immagine e il meraviglioso condimento di caffè e torte gentilmente offerto da alcune persone del gruppo.

La Sicilia è stata la protagonista dei nostri incontri e anche in quella occasione abbiamo continuato a parlare siciliano a porci domande sul come e perché questo popolo straordinario sia stato trattato così male. Da dove nasce la mafia? Perché in Sicilia e più in generale nel Sud dell’ Italia sembra dominare la passività? Alcuni aspetti sembravano emergere chiari dai libri letti finora. La Sicilia, già tormentata dalle tasse borboniche, è stata abbandonata a se stessa dopo l’Unità d’Italia. La mancanza di scolarizzazione impedì la formazione di un ceto medio che riuscisse a dare una spinta imprenditoriale.

Discutevamo con foga e allegria. Niente lasciava presagire quanto è successo dopo. Qualche avvisaglia c’era. Ma il coronavirus sembrava lontano e neanche così pericoloso come poi si è rivelato.
Ricordiamo che il gruppo è nato per ritrovare la voglia e il piacere di incontrarsi, in un’epoca in cui – clausure obbligate a parte – è forte la tendenza a chiudersi in casa, dietro un monitor, una TV, una scatoletta.

Nel periodo forte della crisi la clausura è stata necessaria e obbligatoria. Dopo i canti e gli slogan, è cominciata la depressione. E proprio in casi come questi cultura e lettura sono ottimi antidoti alla sofferenza. Certo, ora che il peggio sembra essere passato, trascorrerà ancora molto tempo prima di poter assaporare il piacere di rivederci.  Abbiamo dovuto ripiegare su un sistema di comunicazione diverso, quasi opposto allo spirito del nostro gruppo: chat, email etc.
Ma io credo che sia stato importante resistere e continuare a leggere.

Camilleri: la presa di Macallè

Gruppo lettura CamilleriSono stati due i libri suggeriti in quell’incontro. Sciascia, Il giorno della civetta, e Camilleri, La presa di Macallè. Mi soffermerò per ora solo sul secondo.

Quando Antonietta, la libraia, ci ha suggerito Camilleri, ho avuto un moto di stupore. Quello di Montalbano? Non è tra gli scrittori che preferisco, ma mi sono fidata. E devo dire che La presa di Macallè è stata una felice scoperta per tutte noi, anche per quelle che già conoscevano e amavano Camilleri.
Il  libro,  scritto completamente in siciliano, presenta qualche difficoltà iniziale. Poi proseguendo nella lettura – mi fa notare un’amica – sembra che il testo non possa che essere scritto in quella lingua. In fondo la “sicilianità” – fa eco un’altra – si esprime anche nella lingua.

Sicuramente è magistrale l’ironia con la quale l’autore descrive situazioni terribilmente tragiche. La scena si svolge in un paesino della Sicilia, in epoca fascista, precisamente durante la guerra d’Abissinia.
Michilino, il bambino protagonista, esplora il mondo degli adulti, cerca di capire, ma riceve solo risposte evasive. La violenza prorompe in ogni parola, sia pur condita dalla sapienza dell’autore. Sono violente le relazioni familiari, è violenta la scuola o quella parvenza di scuola privata che frequenta il bambino, sono violenti fino al ridicolo i discorsi del Duce.  Assume contorni tremendamente violenti anche tutto quanto avviene in Chiesa. I messaggi religiosi sono mortificati, per essere adattati alle ragioni del regime.  Quando Michilino sta per accedere al sacramento della Cresima, un prete gli spiega che diventerà “soldato di Gesù” e pertanto “soldato del Duce”. Michilino, con quel candore che paradossalmente conserverà fino alla fine, si convince che, per far piacere a Gesù, non dovrà essere un messaggero di pace e fratellanza,  ma anzi un soldato che combatte contro i comunisti e i “bissini”. Significativa la domanda che il bambino pone all’inizio del racconto: “Ma San Caloriu è nivuro? (…) Allora è bissino tirribili e firoci”?
Tutto questo sembra  voler testimoniare che non esistono guerre di religione. Sono gli essere umani a fare le guerre usando la religione.

Infine vorrei sottolineare quanto mi fa notare una collega traduttrice. Il libro è stato tradotto in tedesco nel 2003 da Moshe Kahn col titolo “Der zerbrochene Himmel”. Il titolo “Il cielo infranto” è bellissimo. Sarà interessante in futuro dare un’occhiata. Intanto, grazie a quanti hanno voluto partecipare, sia pure a distanza. Ci sentiamo presto per Sciascia.

Per info e mail > contatti 

Sono Laura Mattera Iacono. Traduco dal tedesco in ambito giuridico e scrivo contenuti per il web

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *