Ischitani in Inghilterra: zia Mariuccia

Ischia verde e azzurra

C’è stato un periodo in cui anche l’Inghilterra è stata meta dei nostri migranti. Era il periodo in cui gli Inglesi ostentavano quel modo di fare che li ha resi famosi. Parlare a bassa voce e non gesticolare erano gli esempi più classici dell’educazione inglese. Come si comportavano in questo contesto le persone che a casa loro erano abituate a un modo di fare completamente diverso?
Vi ripropongo qui una storia che avevo pubblicato sul vecchio blog nel novembre 2017. Si tratta di una mia parente emigrata a Londra. Il nome non corrisponde a quello reale. Tutto il resto è vero.

Ne parlavo con Teresa al nostro ultimo caffè: l’abitudine di urlare è ormai talmente diffusa da non dar pace. Al bar, in casa, in ufficio, in treno,  trovi sempre qualcuno che disturba la tua conversazione, la tua quiete o il tuo lavoro con le sue urla. Qualunque cosa tu faccia, sei sempre costretto a sentire i fatti di un’altra persona che magari litiga o semplicemente parla con qualcun altro. Il cellulare, poi, è considerato una sorta di megafono per gridare al mondo ogni genere di cose, dalle parolacce alle dichiarazioni d’amore.
Siamo di origine contadina – mi ricorda Teresa – in campagna urlare era normale. Bisognava farsi sentire”.
E a questo proposito mi torna in mente una persona della mia infanzia: zia Mariuccia. Il nome è di fantasia, ma rende bene l’idea. Era una persona fisicamente imponente – “na’ piezz’ e femmina”, come si dice a Napoli – che in casa tutti chiamavamo con un diminutivo.  Era una donna di Campagnano, la ridente collina di Ischia  nota, soprattutto all’epoca, per l’ottima uva,  i conigli di fosso, i fagioli zampognari.  E lei, zia Mariuccia, certamente da giovane aveva coltivato la terra, scandendo il suo lavoro con canti a squarciagola e  chiacchiere a voce altissima. Come mi testimoniano i vecchi, chi  lavorava nella terra doveva tenere occupata la mente e distrarla dalla voglia di mangiare. Cantare e parlare era un ottimo diversivo.

Per quelle circostanze allora consuete e oggi tornate di moda, a un certo punto della sua vita, ben prima che la conoscessi, zia Mariuccia era emigrata in Inghilterra.  Quasi tutti gli anni tornava a Ischia d’estate e si aggirava spesso in casa mia con quel suo fare bonario e con qualche confezione di cioccolatini per noi bambini.

Aveva però una particolarità: parlava zitt zitt zitt. Quel suo bisbiglio, delicato e suadente,  suscitò la mia curiosità, tanto che una volta chiesi a mio padre: “Ma perché zia Mariuccia parla sempre zitt’ zitt’ zitt’”? Mio padre esplose in una gran risata e mi spiegò l’arcano. La prima volta che zia Mariuccia era tornata a Ischia dall’Inghilterra, quel suo bisbigliare aveva preoccupato parenti e amici: “Mariuccia, ma ch’è stato? Nun stai bon”? E lei, recuperando per un attimo la sonorità squillante della sua voce, aveva spiegato tra le lacrime: “In Inghilterra … m’avevano pijate pe paaaaaaaaaazzzzzza”. Eh sì, perché gli Inglesi, almeno all’epoca, erano abituati a parlare a voce bassissima e una persona che parlasse a voce alta era considerata alla stregua di una malata di mente.

Ma oggi gli Inglesi, sono ancora soliti parlare a bassa voce?

Laura Al Tavolo di Amalia

Sono Laura Mattera Iacono. Traduco dal tedesco in ambito giuridico e scrivo in italiano per il web. Su questo blog racconto Ischia tra chiacchiere e caffè. Scrivo contenuti per il web per aziende turistiche di Ischia, Procida, Capri e Napoli

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