Serrara: nella cantina della Cenatiempo vini d’Ischia

Vigneto Cenatiempo Vini Ischia

C’è ancora un’Ischia che resiste alle tentazioni della quantità e dell’eccesso. È un’Ischia che rispetta il passato per costruire un futuro più solido e sostenibile. È un’isola che considera la bellezza della natura e delle tradizioni una risorsa da valorizzare, non da sfruttare. La Cenatiempo vini d’Ischia è un perfetto esempio di tutto questo.

Siamo state a Serrara Fontana nei pressi del borgo di Calimera, alle falde dell’Epomeo

Avevo visitato anni fa il vigneto con annessa cantina gestito da Pasquale e Federica. Ero rimasta incantata da quei due ettari di terreno contornati da un panorama meraviglioso e da quella cantina che conserva tesori di storia ischitana. Volevo tornarci perché sapevo che le novità erano tante. 

Così una mattina opaca di metà aprile Anna Rosaria, Lucia e io partiamo in macchina da Ischia Ponte. Teresa purtroppo ha dovuto rinunciare per un imprevisto e aspetta di leggere il resoconto. 

Dopo circa 20 minuti su per i tornanti, arriviamo a destinazione. Fin da subito avvertiamo l’aria di campagna con tutti i suoi profumi.

È Federica ad accoglierci con un sorriso. È un’ischitana d’adozione, vive qui da tempo e ama l’isola come forse solo i forestieri riescono. 

Il vigneto

Federica Vigneto Cenatiempo

Innanzitutto vi porto su per il vigneto”, ci preannuncia. Noi la seguiamo di buon grado.

È un vigneto che ha una sua storia. Pasquale ha preso in affitto dalla famiglia Iacono cantina e terreno nel 2007, quando capì che era il momento del salto di qualità per l’azienda di famiglia. Il padre, Ciccio, aveva avviato l’attività nel secondo dopoguerra comprando il vino e rivendendolo. Poi aveva cominciato a comprare l’uva e a imbottigliare. Pasquale con l’entusiasmo giovanile ha sentito di voler produrre il vino dalla vite alla bottiglia.  E tutto è cominciato qui a Serrara.

Da allora l’azienda è cresciuta”, ci racconta Federica. “Ora in giro per l’isola sono 6 gli ettari di terreno, divisi in 17 appezzamenti,  che danno vita al vino Cenatiempo”.

La giornata opaca non ci impedisce di ammirare il vigneto che domina un panorama meraviglioso. La vite è ancora spoglia, a legno, come si sul dire.  E tuttavia un particolare salta subito all’occhio. La potatura è bassa. “Tecnicamente si chiama guyot”, spiega ancora Federica.
In effetti ricorda la potatura alla greca, come è d’uso a Serrara e a Forio, mentre nel Comune di Ischia si preferisce la potatura alta, all’etrusca. Sono due tecniche diverse che si ritiene derivino dal tipo di vite, dall’inclinazione del sole e dal vento. “Non è proprio così – spiega Federica – si tratta solo di abitudine”. 

Tempo fa Pasquale mi raccontò un aneddoto divertente.

Un contadino di Forio una volta comprò  un terreno a Ischia  e subito sfidò il contadino del terreno vicino: “Vuoi vedere che con la mia potatura la mia uva sarà migliore?“. E secondo la sua tradizione potò la vite bassa. Il vicino, ischitano, lo derise: “con quella potatura qui a Ischia, non avrai mai della buona uva“.  Ma alla fine l’uva fu ottima su entrambi i terreni. E’ curioso però che in un’isola di 40 kmq ci sia una tale diversità di vedute. Scuole di pensiero? O semplice rivalità? 

Il vino

La bellezza del vigneto corrisponde alla bontà del vino. Della Cenatiempo Vini d’Ischia sono noti il Biancolella, il Kalimera, il Lefkos, il Forastera tra i bianchi e  tra i rossi l’Ischia Rosso e Per’ e palummo, solo per far dei nomi. Io prediligo il bianco. Ma pare che ultimamente stia prendendo piede il rosso, anche tra i vini d’Ischia.

Diciamo che il rosso in generale è molto amato – spiega Federica – , ma la vocazione della nostra terra è per il bianco. Ci sono vitigni come il Biancolella,  che sono tipici dell’isola e in particolare di questa zona. Sono vini che si producono solo qui”. 

Eppure il vino rosso si presta meglio agli accoppiamenti con le pietanze. Si dice che il vino bianco vada bene prevalentemente con il pesce. Non è un limite questo?

Oggi non si è più così rigidi con l’accoppiamento vino-pietanza — spiega Federica –  Molto dipende dal gusto personale, dal sapore di alcuni cibi e dal tipo di vino. I corsi per sommelier prevedono assaggi molto scrupolosi che vanno ben oltre l’accoppiamento rosso-carne / bianco-pesce”. 

L’enogastronomia oggi ha fatto passi da gigante, evidentemente. Con mia piena soddisfazione. Io al buon bicchiere di bianco non rinuncio mai, con qualsiasi pietanza. 

La cantina

il torchio

Torchio Cantina Cenatiempo

Andiamo giù in cantina”, ci invita Federica che continua a spiegarci. “Il vino non è lavorato qui. Questo per noi è un biglietto da visita. Abbiamo lasciato tutto inalterato per dare una testimonianza storica”.  In effetti, quando si apre la porta, ci troviamo di fronte alla storia di Ischia. C’è da rimanere a bocca aperta.

La cantina – continua Federica – è testimoniata nei documenti fin dal ‘700. E questo significa che esisteva già da diverso tempo prima“.

Cominciamo la nostra visita muovendoci tra gli antichi strumenti per la lavorazione del vino.  Innanzitutto i palmienti, le vasche dove si depositava l’uva che poi veniva pigiata con i piedi. Sono vasche enormi. Evidentemente la produzione di uva doveva essere elevatissima. I fori al loro interno testimoniano che il sistema adoperato per la pressatura era quello della pietratorcia. In quei fori si infilavano i pali che sostenevano la pietra. 

E non poteva mancare il torchio, che almeno nella versione che vediamo qui deve risalire all’epoca della I guerra mondiale, quando si affermò l’industria siderurgica.

Alcuni cunicoli, in dialetto le ventarole,  servono a far passare l’aria e il vento necessari per la buona riuscita del vino. Vi confesso che ho provato ad infilarmici dentro: sono dovuta scappare. E poi i vottoni, le botti. Sul fondo una croce, scolpita nel muro.

Questa croce può avere significati opposti. Può voler dire: fermati, non andare oltre. Oppure: vai avanti che Dio ti protegge.
C’è anche una vasca. “Serviva per conservare l’acqua piovana, sempre preziosa per agricoltori e viticoltori”.

In qualche angolo spiccano scaffali con bottiglie di vino. “È l’archivio storico della Cenatiempo Vini. Per ogni annata, conserviamo qualche bottiglia”. 

Usciamo all’esterno, ci sediamo sulle comode panchine e Federica ci offre un caffè. Deve essere stato bello e terribile per una persona che come lei proviene dalla città, inserirsi a Ischia e appassionarsi al nostro prodotto più tipico: il vino. Ma forse la sua fortuna è stata proprio quella di aver conosciuto, attraverso Pasquale,  il volto più nascosto dell’isola, quello della natura e delle tradizioni che noi per anni abbiamo tentato di schiacciare. La sua passione si percepisce nelle sue parole, nella sua gioia di guidarci. 

Cunicolo detto ventarola

Cunicolo Cantina Cenatiempo

Sono molti i visitatori? le chiedo alla fine.
“Non tantissimi. In realtà accogliamo soprattutto tecnici, come sommelier e vinificatori,  e persone davvero interessate al vino e alla sua storia”. Le visite sono solo per appuntamento
Per info e richieste visitate il sito web > Cenatiempo vini 

Poi però tornate qui, perché la storia non è finita.  Accanto al vigneto abbiamo scoperto anche un orto pieno di belle sorprese. Io non sapevo che la cipolla … ve ne parlerò presto. E vi mostrerò anche altre foto di questa splendida visita

Laura Mattera Iacono

Sono Laura Mattera Iacono. Traduco dal tedesco in ambito giuridico e scrivo in italiano per il web. Su questo blog racconto Ischia tra chiacchiere e caffè. Scrivo contenuti per il web per aziende turistiche di Ischia, Procida, Capri e Napoli

Per info ⇒ Chi sono 

2 commenti
  1. Anna
    Anna dice:

    Che bella storia principalmente d’amore ❤️

    Ho conosciuto Federica quando decise di fare una prova di vita sull’isola prima di lasciare la sua città.

    Una persona molto dolce ma decisa , insieme a Pasquale una bella coppia, sono contenta che la loro storia sia andata avanti ed insieme siano riusciti a realizzare questo progetto. 👏

    Rispondi
    • Laura Mattera Iacono
      Laura Mattera Iacono dice:

      Cara Anna,
      sono d’accordo con te. Conosco Pasquale per amicizia familiare e, senza entrare troppo nelle sue faccende personali, ho avuto l’impressione che il rapporto con Federica gli abbia dato una grande carica.
      Probabilmente a volte ricominciare vale la pena. Ma dipende sempre dalle situazioni.
      Un grande abbraccio!

      Rispondi

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